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BRAHMACHARYA: INDIRIZZO CONSAPEVOLMENTE LA MIA ENERGIA


Stiamo conoscendo la bellezza e la ricchezza della filosofia dello yoga. Abbiamo immaginato gli otto passi dello yoga (Ashtanga Yoga) come un grande albero della vita. Alla base, le radici, troviamo Yama e Nyama, che al loro interno contengono le dieci regole d’oro del vivere bene con se stessi e con il mondo che ci circonda. Qui puoi leggere il primo articolo dedicato ad Ahimsa, la non violenza; mentre qui trovi l’articolo del secondo passo, Satya, l’amore per la verità; e qui c’è il terzo articolo su Asteya, il non possesso per concludere qui con Aparigraha, la non avidità. Conoscere queste regole, imparare a lasciare che permeino ogni nostra azione, pensiero e parola nella vita quotidiana significa davvero vivere Yoga, in comunione con il Tutto.


Siamo arrivati all’ultimo passo della grande radice Yama, una delle basi dello yoga. Spesso Brahmacharya viene proposta come quarta regola, ma io la trovo molto più adatta a concludere il percorso. Questa parola sanscrita viene tradotta con “continenza, moderazione” e spesso (erroneamente) viene riferita solamente alla sfera sessuale. Di conseguenza viene spesso proposta come regola che promuove la castità per raggiungere lo Yoga, l’unione della connessione con il tutto. Nulla di più sbagliato e limitante. Cerchiamo insieme allora di capire e dare il giusto peso e questo ultimo passo dello Yama. Dobbiamo tenere conto che arriviamo dai quattro passi precedenti dove abbiamo imparato a non ferire noi stessi e gli altri, dove siamo andati alla ricerca della verità e dove ci siamo liberati dalla brama del possesso. Abbiamo condiviso e siamo stati generosi. Adesso arriva il momento di fare un passo in più verso la spiritualità: vivere in Dio in ogni gesto. Brahmacharya infatti non si riferisce unicamente alla sfera sessuale, ma parla della nostra quotidianità… che sia mangiare, giocare, fare sesso, lavorare… è uno scalino che ci fa riflettere su una semplicissima domanda: stai svolgendo ogni atto della tua vita come sacro? Questo è il vero cuore dell’insegnamento dello yoga: rendersi conto che ogni più piccolo gesto, ogni attività, ogni cosa che facciamo contiene in sé l’energia divina e dunque a noi spetta rendercene conto e utilizzare al meglio quella forza. Consapevolezza è dunque la parola chiave che Brahmacharya porta con sé.


La nostra energia è preziosa. Ogni pensiero che abbiamo, ogni gesto che compiamo, ogni emozione che proviamo sono un qualcosa di speciale, unico, che solo noi possiamo portare nel mondo. Di conseguenza dobbiamo sempre chiederci se quello che stiamo portando nel mondo è qualcosa di bello, se quello che stiamo portando nel mondo è qualcosa di Vero, se quello che stiamo portando nel mondo è qualcosa in cui crediamo, che ci appassiona e che ci trasmette gioia. In questa visione ecco che la sacralità di ogni cosa diventa naturale. In questa visione significa che siamo sempre consapevoli di noi stessi e questo significa che non cediamo all’istintualità della nostra natura. facciamo attenzione, non significa rinunciare alla spontaneità, o rinunciare al nostro spirito selvaggio o al nostro intuito. Sono tutte cose molto preziose. Significa piuttosto rinunciare al caos, rinunciare allo spreco di energie, significa scegliere sempre dove e come indirizzare le proprie risorse. Questo è il vero senso di Brahmacharya.


Brahmacharya è un passo che ci parla anche del distacco dai sensi. Che cosa significa? Significa, ancora una volta consapevolezza. Consapevolezza che i sensi possono ingannare, che non tutto quello che c’è da conoscere nel mondo passa attraverso una palese vista, o udito… significa saper fare Silenzio. Significa isolarsi dal mondo esterno pieno di energie dispersive, per dare ascolto all’energia divina, che saprà guidarci sulla giusta strada.


E a proposito del sesso? Viene naturale chiederselo visto che nella maggior parte delle interpretazioni è questo il cuore di Brahmacharya. Tuttavia, apprendendone il vero significato profondo, possiamo già darci una corretta risposta. I passi dello yoga non mirano a farci vivere una vita di castità. Mirano piuttosto a farci riconoscere la sacralità di ogni cosa, compreso l’atto sessuale. Al giorno d’oggi fare sesso è diventato un passatempo alla portata di tutti, è diventato uno sfogo agli istinti più bassi e le tante storie di cronaca ce ne mostrano gli esempi. In un’era libertina, in cui il sesso non è più un tabù (per fortuna) abbiamo tuttavia perso la consapevolezza che anche l’atto sessuale è sacro. Rappresenta infatti l’unione di due energie e sprigiona una grande forza, dentro e fuori di noi. Fare sesso non è proibito nello yoga, tuttavia veniamo invitati a farlo con piena consapevolezza. E allora il nostro non sarà più semplice piacere, ma diventerà gioia, estasi divina.


Il quaderno degli esercizi


Scelgo di dedicare una intera giornata alla pratica consapevole di Brahmacharya. Vivo la mia giornata svolgendo ogni atto come sacro. Dal lavarmi i denti all’ascolto dei problemi di una amica. Dal fare da mangiare al fare l’amore. Dal guidare in mezzo al traffico al battere i tasti del computer… ogni singolo gesto deve essere pienamente consapevole che in quel gesto c’è energia divina. Come cambia la mia percezione delle cose? Come gestisco la mia energia? Mi sento più carico o più scarico del solito? Le cose mi danno più gioia e soddisfazione o provo una certa insofferenza nel farle?


A fine giornata annoto le mie sensazioni, mi chiedo come sto, prendo nota dei pensieri che mi hanno accompagnato. È stato facile o difficile? Quali sono state le maggiori difficoltà? Come posso superare questi problemi che ho riscontrato? Mi sento felice? Cosa provo? Nei giorni successivi che sensazioni ho provato?


Possiamo ripetere questa giornata tutte le volte che vogliamo, dapprima saltuariamente cercando poi di riprodurre questo tipo di giornata il più spesso possibile.

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