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ELOGIO ALLA PREMATURITÀ


Erano i primi di dicembre quando, a una normalissima visita di controllo della gravidanza, la ginecologa mi dice che avrei dovuto recarmi immediatamente all’ospedale di Treviso. Mancavano circa 2 mesi al parto, avevo la valigia praticamente pronta, ma io pronta non lo ero affatto. Avevo fatto l’albero di Natale due giorni prima, i miei programmi erano: un tranquillo Natale a casa.


Un bimbo però nella pancia non cresceva e così sono rimasta qualche settimana ricoverata in reparto, con costanti monitoraggi. Io stavo bene, ma ero rinchiusa in un ospedale e trattata come una malata proprio nel periodo natalizio, quello che più adoro dell’anno. Penso di non aver mai pianto così tanto come in quei giorni.

Ricordo che, assieme ad un’altra mamma (vicina di letto, e vicina di lacrime), abbiamo supplicato le infermiere di poterle aiutare coi decori natalizi. Siamo state rispedite a letto. Non vedevo l’ora che i miei bimbi nascessero, ma allo stesso tempo avevo paura che nascessero troppo presto.


Un giorno mi preannunciano che l’indomani sarei stata operata, i bimbi sarebbero nati, a 34 settimane spaccate, perché era più sicuro fuori che dentro la pancia. Inizia la trafila: esami, controlli, firme… Ero terrorizzata all’idea del cesareo, delle punture, del taglio! Mi immaginavo già scene splatter di sangue che schizzava ovunque. Nessun medico mi ha tranquillizzata, anzi a malapena ricevevo qualche informazione pratica. Fortunatamente meditavo e facevo yoga e così mi ero creata una nicchia personale, magica e sacra, per me e i miei bimbi.


Nel tardo pomeriggio, dopo il tramonto del sole e nel preannuncio di Yule, i bimbi sono nati. Ricordo poco del cesareo: ricordo la forte paura quando mi hanno legato mani e piedi come se fossi in croce. Nessuno me lo aveva detto, non avevo mai subito operazioni, ero stata colta così di sorpresa che ero andata in panico. E il personale stava allegramente parlando della imminente cena di Natale, non si erano nemmeno accorti che stavo andando in crisi totale. Accanto a me è comparso però il giovane anestesista. Lui non ascoltava minimamente i colleghi, la sua attenzione era tutta rivolta su di me. Si è messo a parlarmi, a raccontarmi cosa stavano facendo (perché io, da dietro i teli, mica vedevo nulla). Anticipava tutte le mosse, così quando sentivo muovere il mio corpo in modo strano lui già mi aveva preparata. E quando stava per salirmi la nausea, lui se ne era accorto ancora prima che glielo dicessi, e aveva regolato la dose dei farmaci nella flebo. Quel medico è stato la mia ancora. Non avevo il minimo senso del tempo, potevano essere passate dieci ore come dieci minuti. I bambini li avevo visti di sfuggita, senza occhiali, e poi erano subito stati portati via.


Li ho visti il giorno dopo, una volta in grado di alzarmi dal letto. La loro prima casa è stata il Reparto di Terapia Intensiva Neonatale di Treviso. Sono stata accolta da medici e infermiere sorridenti, dolci, con la voce che sussurrava e spiegava tutto in modo semplice, ma esaustivo. Nel giro di una notte avevano già dato a Brian il soprannome di piccolo elfo, perché con il cappellino a punta (un dono prezioso dell’associazione Cuore di Maglia, che si assicura che ogni prematuro abbia cappellino, scarpette e copertina, tutto cucito amorevolmente a mano dalle volontarie) assomigliava proprio a un abitante del piccolo popolo. Nathan aveva pianto disperato tutto il tempo, ma appena gli abbiamo stretto la manina si è zittito e addormentato. I bimbi erano così piccoli (Brian di appena 1 kg) e così pieni di fili e cavi vari, che avevo paura a prenderli in braccio. In reparto ci hanno subito incentivato a cambiarli, vestirli, manipolarli, tenerli stretti al petto… insomma a stare con loro, il più possibile.


Quando i bambini sono nati, non ho più versato una lacrima. Sono entrata in Tin in una modalità guerriera. Ricordo che sentivo parlare di bambini prematuri come di bambini guerrieri. Ma un bel cartello fuori dalla Tin diceva di non chiamarli come tali, perché non stanno nascendo per combattere guerre. Non ricordo tutte le parole di quella riflessione, ma mi era rimasto impresso il fatto che non fossero loro a doversi mettere l’armatura. Nella mia testa è scattata l’associazione che a dover essere guerriera, quindi, ero io. Ricordo che la psicologa organizzava ogni paio di giorni degli incontri di gruppo tra genitori. Ci sedavamo in cerchio per condividere le nostre emozioni. Le altre mamme piangevano tutte. E io, che sapevo di essere sempre stata una dalla lacrima facile, non versavo nemmeno una goccia dagli occhi. Non mi sentivo impassibile, perché le emozioni le sentivo e anche forti, tuttavia mi sentivo un po’ coi super poteri. Dovevo essere una eroina per i miei bimbi perché loro avevano bisogno di tutta la mia forza.


Adesso che è passato qualche anno da allora, ho tanti ricordi che emergono e adesso le lacrime scorrono di commozione per tutte le cose belle che ho raccolto in quel mese in Tin.


Come lo sguardo di piena comprensione e compassione tra le mamme in reparto. Senza alcun giudizio, senza il bisogno di scambiare nemmeno una parola. Ma era uno sguardo tra Sorelle. Ricordo la pazienza dei dottori e delle dottoresse, che ogni giorno si preoccupavano di raggiungere i genitori e spiegare l’andamento delle situazioni, anche se non era cambiato nulla dal giorno prima, loro ogni giorno arrivavano, senza doverli rincorrere. Ricordo la fiducia delle infermiere nelle capacità dei genitori, fiducia che noi in noi stessi mica avevamo. Ma con un sorriso e una spinta di incoraggiamento, hanno sempre infuso una grande dose di autostima. Ricordo il primo impatto con la fascia, attraverso la Kangaroo Therapy e l’importanza del pelle a pelle, del contatto, stile genitoriale che non ho più abbandonato.


Ricordo le tutine, cucite apposta per bimbi così piccoli perché in commercio non ce ne sono. È l’ospedale che le mette a disposizione gratuitamente. Ricordo il latte donato dalle altre mamme, anche i miei bimbi ne hanno potuto beneficiare visto che io proprio non ne avevo. Ricordo il regalino di Natale trovato accanto al loro lettino, e ricordo il coro di giovani vestiti da Babbo Natale che con la chitarra hanno cantato per i bambini (e forse in realtà per noi genitori). Ricordo il pandoro vegano che ci ha regalato Red Canzian, sostenitore del reparto da diversi anni, che è passato a salutare ogni singolo bambino della Tin.


Ricordo l’ansia e la paura quando sono stati tolti i monitor dell’ossigenazione e del battito cardiaco: come avrei fatto a capire che i miei bimbi stavano bene senza l’ormai rassicurante bip bip di quei monitor? Ricordo il panico quando ho dovuto affidare i bimbi all’ambulanza, per il trasferimento in un ospedale più vicino (da cui fortunatamente siamo usciti la settimana successiva).


Ricordo le poltrone, reclinabili e morbide, perché un genitore ci potesse passare tante ore. Ricordo la saletta per i genitori, con un tavolino, i divanetti per chi volesse riposare, una splendida vista su Treviso dall’alto.


Proprio da quella finestra con vista ho fatto una promessa: avrei trovato il modo di aiutare le mamme, prima e dopo il parto. Per non sentirsi in panico durante il cesareo, per non sentirsi sole nell’attesa, per sentirsi forti con dei bambini prematuri, per dare spazio all’emozione, qualunque sia.


Ora, grazie al Babywearing e a Yoga in Fascia® posso onorare quella promessa. È con questo spirito che inizialmente mi ero iscritta al percorso di formazione, ed è con questo spirito che mi approccio ora da formatrice delle nuove insegnanti. È a maggior ragione con questo spirito che condivido con voi la possibilità di seguire il percorso “La nascita speciale” organizzato da Yoga in Fascia. -- > (clicca qui per maggiori informazioni)


La prematurità dei miei bambini per me è stato un dono di incontri e di esperienze, che ora arricchiscono me in modo profondo. Ha dato una svolta alla mia professione, che ha trovato la sua perfetta dimensione. Lavoro per le donne, lavoro per e con le mamme.


Tra i miei servizi trovi:

- Yoga in Gravidanza

- Accompagnamento naturopatico alla nascita

- Yoga in Fascia (Yoga mamma e bebè)

- Rielaborazione narrativa del parto

- Supporto alla fertilità della donna

- Benessere dei Cicli Femminili

- Yin Yoga Lunare


Per informazioni e appuntamenti, dal vivo e online: naturalmenteolistica@gmail.com

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