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SATYA: LA VERITA’ DI CI0’ CHE E’


Nello scorso articolo abbiamo iniziato a conoscere il dietro le quinte dello yoga, ovvero tutta la parte teorica, filosofica, di discussione. Yama e Nyama, le radici del grande albero dello Yoga, non sono altro che la raccolta di dieci regole d’oro, che ci permettono di vivere in equilibrio con noi stessi e con gli altri.


Dopo Ahimsa, la non violenza (leggi qui l’articolo) è arrivato il turno di Satya, l’amore per la verità. Satya è una regola che può avere mille sfumature, ci offre tanti spunti di riflessione e soprattutto ci mette per la prima volta nella consapevolezza che il secondo passo deve ben tenere conto del primo. Non possiamo e non dobbiamo infatti dimenticare che all’interno di questa seconda regola è presente anche quella precedente.


Satya, letteralmente, si traduce con “ciò che è”. La verità dunque passa attraverso l’accettazione. La verità è quella che abbiamo davanti agli occhi, quella che tocchiamo, che non possiamo discutere perché non richiede un nostro parere, o un nostro giudizio. La verità si presenta pura e limpida e chiede semplicemente di essere accettata per quello che è. Questo passaggio a volte non è per niente facile. Vorremmo che le cose andassero come vorremmo noi, e accettare la verità che sta al di fuori del nostro controllo ci richiede fatica e coraggio. Dobbiamo mollare la presa. A volte la verità per quello che è può farci male, perché non vorremmo vederla, vorremmo che fosse diverso e allora dobbiamo anche accettare di passare attraverso la delusione, il dolore, il lasciar andare…


Verità significa anche coerenza. Mostrarci nella nostra verità, a noi stessi e agli altri. Passare attraverso la coerenza di pensieri, parole e azioni. A livello teorico siamo tutti d’accordo che questa sia cosa buona e giusta, ma quanti poi nella realtà applicano questi principi nelle proprie giornate quotidiane? Ci riteniamo persone coerenti? Le nostre azioni corrispondono a quello che pensiamo e crediamo? Quante volte rinunciamo alla nostra verità per seguire quella degli altri? Quante volte nascondiamo la nostra verità per il timore del giudizio altrui?


Ma, in tutto questo, non possiamo dimenticare Ahimsa, il gradino precedente che fa da base a questo nuovo passo. La verità, la sua accettazione deve passare attraverso il non ferire. Quante volte gettiamo la nostra verità addosso agli altri pensando che sia l’unica possibile? Quante volte ci ostiniamo in una idea perché è quella vera, anche a costo di farci del male? Satya ci insegna dunque ad amare la verità, senza rendercela nemica. Ci insegna che la verità è la via della luce. Ma allo stesso tempo ci insegna che a volte può costarci fatica percorrerla, ma se ricorderemo i passi precedenti, e saremo pronti ad accogliere quelli futuri, questa sarà l’unica via possibile per poter stare bene.


Che cosa è la Verità, verrebbe da chiederci. E qui possiamo inserire una serie di risposte infinite, del tutto personali. Ognuno può vederla con i suoi occhi e può apparire diversa ad ognuno di noi. E come riconosciamo allora la Verità? Semplicemente ricordandoci che la verità è ciò che è. Senza inserire le nostre idee, le nostre aspettative, i nostri desideri, i nostri giudizi, le nostre conoscenze… dobbiamo lasciare da parte tutto e osservare e accettare le cose semplicemente così come sono. Quella è la verità.


Il quaderno degli esercizi


Scelgo di dedicare una intera giornata alla pratica consapevole di Satya. Presto attenzione a vivere ogni secondo della giornata con coerenza, nel pieno rispetto della mia verità. Accetto le cose per quello che sono. A fine giornata annoto le mie sensazioni, mi chiedo come sto, prendo nota dei pensieri che mi hanno accompagnato. È stato facile o difficile? Quali sono state le maggiori difficoltà? Come posso superare questi problemi che ho riscontrato? Mi sento felice? Cosa provo? Nei giorni successivi che sensazioni ho provato?


Possiamo ripetere questa giornata tutte le volte che vogliamo, dapprima saltuariamente cercando poi di riprodurre questo tipo di giornata il più spesso possibile.


Facciamo attenzione, mentre viviamo Satya, a non dimenticare i passi precedenti.

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