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C'ERA UNA VOLTA... E C'E' ANCORA: BARBABLU


Era da un bel po' che non prendevamo in mano le nostre storie, per riascoltare da adulte e osservare come la nostra visione possa essere cambiata, rispetto a quando le abbiamo ascoltate per la prima volta da bambine. Le storie, le fiabe, sono una realtà magica che si adatta all'età e alle conoscenze di chi le ascolta, per portare sempre la giusta compagnia e insegnamento.


La storia di oggi è una di quelle che, da piccola, mi faceva davvero paura. Ricordo che avevo le audiocassette e mia mamma ce le faceva ascoltare quando mangiavamo, per tenerci tranquilli. Quando arrivava Barbablu categoricamente mandavo avanti la cassetta. Ho ritrovato questa fiaba leggendo Donne che corrono coi lupi, e la mia visione e comprensione della storia è nettamente cambiata. Sebbene non rientri tra le mie storie preferite, ho lasciato che anche questa storia mi parlasse, e ne ha tante da dire a noi donne!


La storia, se non te la ricordi, la puoi leggere seguendo questo link: https://portalebambini.it/barbablu/


GLI INSEGNAMENTI E LE INTERPRETAZIONI


La storia di Barbablu, senza ombra di dubbio, è una storia di terrore. In tutta la fiaba aleggia una atmosfera cupa, buia, come se una grossa nuvola nera avvolgesse tutto quanto, facendo perdere i confini, privandoci della luce. Tutte, da bambine, abbiamo avuto paura del grande uomo nero che rapisce le giovani donne ingenue e le uccide. Fin da bambine la fama dell'uomo nero viene alimentata nel nostro inconscio, e questo nutrimento di terrore non smette quando diventiamo più grandi e veniamo continuamente messe in guardia rispetto al maschile. Le storie di cronaca poi non fanno che confermare questa sfiducia (e terrore) nell'uomo grande, brutto e cattivo. A un primo impatto dunque potrebbe sembrarci che il messaggio della storia sia quello di non fidarsi dell'uomo brutto e cattivo. In tempi in cui era pericoloso per le donzelle avventurarsi fuori dai confini sicuri della famiglia questa storia poteva certamente fermarsi su questo piano. Ma noi, donne moderne, possiamo trarne molti più insegnamenti personali.


Iniziamo dal colore della barba: è blu. Il blu è un colore che ci connette al mondo spirituale, ci annuncia che questa non è una fiaba come un'altra, ma una storia iniziatica. La barba blu ci parla di qualcosa di straordinario, di innaturale che subito ci porta nel piano magico, misterioso. Questo primo piccolo dettaglio decreta il tono di tutto quello che verrà dopo. Come un campanello di allarme, ci segnala quale sarà il piano interpretativo che dovremo usare.


Come in molte fiabe la protagonista è giovane: parla alla nostra donna ingenua, ancora priva di esperienza e, quindi, di consapevolezza. Non decreta un tono accusatorio, non si tratta affatto di una ragazza stupida. Tuttavia la sua scarsa conoscenza di se stessa la porta ad essere una facile preda, facilmente ingannabile. Quando non siamo in contatto, in conoscenza con le nostre parti più buie ecco che siamo inevitabilmente più vulnerabili, deboli. Dovremo passare attraverso l'esperienza del dolore per poter crescere. Le due sorelle (o una in alcune versioni della fiaba) maggiori non si fidano dell'inganno di Barbablu: nonostante le scampagnate e le feste la donna matura e consapevole non si lascia ingannare. Lei sa che non deve fidarsi di quella parte. Tuttavia, in questa storia, come accade sempre, noi interpretiamo contemporaneamente tutte le parti. Ed ecco quindi che anche se una parte di noi sa perfettamente che accettare quel matrimonio sarebbe sbagliato, la parte ingenua di noi non ascolta, deve per forza passare attraverso l'esperienza diretta, per poter capire. Possiamo darle torto? Sarebbe indubbiamente più facile se la parte giovane di noi ascoltasse quella più vecchia e saggia. Ma dove sarebbe la crescita senza poter davvero CAPIRE?


E così ecco che il matrimonio avviene, e tutto sommato inizialmente non è nemmeno così male. Ma arriva il momento della prova: l'orco se ne va, lascia libero accesso a tutta la casa, tranne a una piccola, insignificante porta delle cantine. Non vi sembra di aver già sentito una storia simile, dove a una donna viene concesso ogni cosa del Paradiso, tranne un piccolo innocente frutto? Ed eccole che ricompaiono, le sorelle maggiori (in veste di serpenti tentatori - o meglio di voce che spinge alla conoscenza) che spronano la donna ingenua a varcare quella porta, a VEDERE cosa c'è oltre. E quando ci fidiamo della nostra parte saggia ecco che qualcosa avviene. E inizialmente avviene qualcosa di terrificante. Il panorama che si apre davanti agli occhi della giovane sposa è raccapricciante, così come è terribile quando apriamo la nostra consapevolezza e vi vediamo tutte le cose che avevamo ammassato, lasciandole morire e imputridire. E, una volta che abbiamo visto, non possiamo più dimenticare. La chiave non smette di sanguinare, anche quando la porta è chiusa. Macchia ogni veste, perchè non possiamo più nasconderci. La nostra ferita interiore sanguina e continuerà a farlo finchè non decideremo di agire. Questo passaggio, sebbene tremendamente doloroso, è fondamentale. Se quella chiave non continuasse a sanguinare, la porta sarebbe chiusa e torneremmo a dimenticare e ignorare ciò che abbiamo visto oltre la porta della consapevolezza.


Ritorna Barbablu, che si accorge immediatamente del cambio di consapevolezza. E diventa una furia. Anche Barbablu rappresenta una parte della nostra psiche. Non è la paura di un uomo esterno a noi, è la nostra stessa natura distruttiva, che ci vuole prive di consapevolezza, così da essere facilmente manovrabili. L'aggressività, la distruzione, la morte è l'unica cosa che questa parte di noi conosce e vuole tenere tutta per se la scintilla vitale della consapevolezza perchè sa bene che, senza quella, non può vivere. E allora la nasconde dietro alle cantine, ci minaccia di non andare là sotto perchè sarà morte certa e, il più delle volte, ci lasciamo spaventare e preferiamo non andare. Ci chiudiamo nelle stanze del nostro palazzo illudendoci che così va tutto bene. Ma le urla strazianti di quella cantina continueranno a chiamarci finchè non varcheremo quella soglia e, vedendo, non potremo più tirarci indietro. Per quanto potremo ancora provare paura e dolore qualcosa in noi si sarà smosso. La stanza segreta non è in una soffitta, non è in una parte qualsiasi della casa: è in basso, nelle cantine, nel buio e questo subito ci conduce nella parte più segreta e inconscia di noi.


Ed ecco che arrivano in scena gli ultimi protagonisti: i fratelli. L'energia maschile qui è completamente diversa, un po' come i principi azzurri che salvano le principesse. Ma anche qui, non stiamo parlando di qualcosa di esterno: siamo sempre noi che, risvegliate, chiamiamo a raccolta le nostre energie per la battaglia. Non ci stiamo più in quella situazione di ingenuità, abbiamo capito, ci siamo risvegliate e ora vogliamo essere liberate. I fratelli combattono, vincono, smembrano. La forza dell'azione che consegue il risveglio della consapevolezza, il movimento dopo il torpore del dolore.


Scoprire che l'orco nero vive dentro di noi potrebbe non essere facile da accettare, così come non è facile riconoscere la nostra ingenuità e non è facile andare volontariamente incontro alla consapevolezza che, lo sappiamo, quando ci giungerà porterà inevitabilmente anche del dolore. Tuttavia, la fiaba ci insegna che ne abbiamo le forze, possiamo farcela e questi sono i passaggi necessari per accedere a quel potere maschile di azione e dinamismo. Viviamo in una società che, nonostante tutta la conoscenza, continua a preferire la percezione della negatività come qualcosa di esterno a noi. Qualcosa si da combattere, ma da tenere all'esterno. Non siamo noi, l'orco è fuori. Le fiabe tuttavia spesso ci mostrano una realtà comune: le streghe, i cattivi, esistono anche dentro di noi e accettarli e integrarli è parte del nostro lavoro di consapevolezza ed evoluzione come anime.


SE AMI MOLTO QUESTA FIABA...


Se ami molto questa fiaba sei in un momento in cui sei pronta a uscire dalla tua ingenuità. Per te è arrivato il momento di andare a incontrare il tuo orco personale, le tue segrete e tutte le orribili cose che lì troverai. Tempo di ascoltare la parte saggia di te che saprà condurti esattamente dove è necessario che tu sia, per poter capire. Fidati del tuo dolore, non ricacciarlo via, non nasconderlo, non ignorarlo. Ascolta come ti parla e tira fuori tutta la grinta che hai per uscire dalla situazione in cui sei. Hai lasciato che la tua vita fosse condotta da quella parte di te che voleva tenerti tutto nascosto, hai lasciato agli altri il potere di decidere, illudendoti che stai facendo la tua vita da sola. Ma è tempo di riconoscere che fino ad adesso non hai davvero avuto accesso alle tue scelte, sei stata lontana dalla tua energia maschile così tanto che ora la temi. Ma sei pronta a questo passaggio, ora.


IL FIORE DI BACH COLLEGATO ALLA STORIA


Il fiore di Bach di riferimento è Rock Rose, il fiore del terrore. Rock rose ci viene in soccorso negli attacchi di panico, ni tutte quelle situazioni buie e grigie dove la paura è il terreno dominante. Quelle situazioni in cui ci sentiamo impietrite, incapaci di agire. La parola panico contiene in sè il seme pan, che significa il Tutto: quando siamo in panico ecco che ciò che ci spaventa diventa il nostro tutto, la nostra unica realtà. E nella fiaba tutto verte attorno a questa cantina di panico, dove ci stanno le peggiori parti di noi e, riconoscerlo e accettarlo, ci spaventa così tanto che spesso preferiamo rimanere ingenue. Ma, come dicevamo una volta aperta quella porta non possiamo più ignorare quella ferita. Ed ecco che il fiore ci viene in soccorso, diffondendo coraggio e fiducia nelle nostre capacità. Riporta la calma e dona lucidità: possiamo fermarci, pensare, osservare e decidere. La sfida di questo fiore è quello di ritrovare il cor-aggio, l'azione che parte del nostro cuore, dalla nostra anima saggia.

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