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SAMTOSA: SONO GRATO DI QUELLO CHE HO


Negli ultimi articoli del blog abbiamo approfondito i 5 passi di Yama, la radice delle astinenze nel grande albero della filosofia yoga. Se immaginiamo infatti Ashtanga Yoga, gli otto passi dello yoga, come un grande albero, alla base vi troviamo due grosse radici: Yama e Niyama. Ognuna di queste radici è formata da cinque passi, cinque regole potremmo dire, che mirano a farci vivere bene con noi stessi e con gli altri. Quando iniziamo a vivere queste regole nella nostra vita quotidiana ci accorgiamo di quanto la felicità e il benessere siano alla nostra portata, se solo scegliamo di viverle davvero. Se Yama da una parte ci ha fatto comprendere cosa è bene NON fare, Niyama ora arriva a suggerirci cosa invece è bene fare. Le osservanze, così vengono chiamate, non sono altro che passi di virtù a cui ambire. Abbiamo già parlato di Saucha, la purezza, oggi scopriamo insieme un nuovo passo.


Samtosa può essere tradotto con “accontentarsi”. Ma attenzione, questa parola non ci deve affatto trarre in inganno. Nel nostro vocabolario moderno e occidentale accontentarsi è una parola con valenza negativa. Perché ci parla di rassegnazione, rinuncia, fallimento… ma Samtosa è ben lontano da tutto ciò. Possiamo infatti intendere questo passo di Niyama come uno stato mentale positivo, un’energia serena che ci fa dire “oggi va bene così, questo è quello che sono, questo è quello che ho. Potremmo dunque dire che Samtosa significa accettazione. Significa far tesoro dei passi precedenti, che ci parlavano di non accumulo, di non possesso e di verità. Va bene così. Va bene quello che ho. Va bene come sono. Questo è il qui e ora. Ma di nuovo dobbiamo fare attenzione a non farci trarre in inganno perché Samtosa non è un accontentarsi passivo, non è un arrendersi e lasciare che le cose ci piovano dall’alto e tantomeno non vuol dire autocommiserarsi. Significa REALMENTE essere sereni ora, in questo istante, con quello che abbiamo. Sicuramente continueremo a lavorare, per migliorarci e per proseguire lungo il nostro cammino. Ma ora, in questo momento, va bene così.


Samtosa ci parla dunque anche di gratitudine. Mi sento appagato da quello che ho, da quello che sono. Ne sono grato e riconosco i miei meriti per essere arrivato fino a qui. Mi complimento con me stesso e ringrazio l’universo e chiunque io abbia incontrato. Nel bene e nel male tutto è servito per arrivare qui. E il mio cuore trabocca di gioia, di serenità, di gratitudine, di bellezza. Va bene così. Ora. Qui. Samtosa è un primo passo verso la felicità. È la presa di consapevolezza che la felicità non è qualcosa che ci capita per caso, e non significa nemmeno la realizzazione dei nostri sogni. Felicità è una scelta continua. Spesso rincorriamo dei desideri, il che va benissimo, sono coloro che smuovono il mondo, che ci donano energia e che ci fanno alzare ogni mattina. Tuttavia quando siamo concentrati sulla realizzazione dei desideri automaticamente di formano delle aspettative. Organizziamo e pianifichiamo, lavoriamo duramente e ci aspettiamo, perlomeno speriamo, che le cose vadano in un determinato modo. Ma raramente le cose vanno da programma e quando la strada che percorriamo esce dai binari che ci aspettiamo ecco che si genera ansia e infelicità. Anche se magari stiamo andando in una direzione migliore di quella che avevamo pensato. E, mentre corriamo verso i nostri sogni, spesso rischiamo di perderci parti meravigliose del viaggio. Ecco, Samtosa ci ricorda che è importante avere un sogno, ma è ancora più importante godersi il viaggio verso quella meta, ammirare il panorama, lasciarci stupire dalle cose. Questo significa accontentarsi. Notiamo bene quindi che non significa certo una vita povera e austera! Ma quanta ricchezza, varietà e bellezza possiamo incontrare nei nostri percorsi.


Samtosa ci invita a vivere con leggerezza e fiducia. Le cose andranno per il meglio. Le energie dell’universo puntano all’equilibrio e all’armonia, e io faccio parte dell’universo. Quindi anche tutta la mia vita, in modo naturale, è direzionata a questo. Ancora una volta ricordo che non significa vivere passivamente. Nello yoga fare è importantissimo. Ma significa anche lasciar fare, fermarsi e osservare. Respirare. Swami Ananada diceva: “se succede bene, se non succede meglio!”.


Il quaderno degli esercizi


Scelgo di dedicare una intera giornata alla pratica consapevole di Samtosa. Per una giornata mi dedico alle attività che solitamente non amo, ma le faccio con leggerezza e serenità. Mi impegno a vivere non concentrata sul compito, ma godendomi le piccole bellezze del percorso verso la realizzazione. Come mi sento? I lavori che eseguo mi pesano meno del solito? Riesco ad osservare la bellezza?


A fine giornata annoto le mie sensazioni, mi chiedo come sto, prendo nota dei pensieri che mi hanno accompagnato. È stato facile o difficile? Quali sono state le maggiori difficoltà? Come posso superare questi problemi che ho riscontrato? Mi sento felice? Cosa provo? Nei giorni successivi che sensazioni ho provato?


Possiamo ripetere questa giornata tutte le volte che vogliamo, dapprima saltuariamente cercando poi di riprodurre questo tipo di giornata il più spesso possibile.

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