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C'ERA UNA VOLTA... E C'E' ANCORA: HANSEL E GRETEL


Continuiamo ad esplorare le storie più belle di sempre, con lo stupore e la curiosità dei bambini, ma con la consapevolezza simbolica degli adulti. Le storie hanno tanto da lasciarci, se sappiamo osservarle dal giusto punto di vista.


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Ma veniamo a noi… Hansel e Gretel. Sebbene non sia fra le storie più amate dai bambini, la sua simbologia è così ricca che rileggendola da adulti prende tutto un altro sapore!


La storia, se non te la ricordi, la puoi leggere seguendo questo link: https://www.grimmstories.com/it/grimm_fiabe/hansel_e_grethel


GLI INSEGNAMENTI E LE INTERPRETAZIONI


Chi non ha sognato di passeggiare nel bosco e trovare una favolosa e golosissima casetta di marzapane? Hansel e Gretel non rientra forse tra le fiabe preferite, ma di certo tutti la conoscono. Una storia che ha tanto da insegnarci, sull’importanza della crescita e dell’indipendenza. Una fiaba che, nonostante le versioni con tante sfumature diverse, rimane di grande insegnamento. Come tutte le fiabe ora che le rileggiamo da adulti prendono significati e profondità completamente diversi rispetto a quando le abbiamo sentite la prima volta. Ce lo ricordiamo?


La favola inizia con due genitori che non sono più in grado di badare ai figli: a casa manca il cibo e l’unica soluzione possibile è quella di abbandonare i bambini nel bosco, affinchè almeno i due adulti possano salvarsi. In un primo impatto queste figure genitoriali possono apparirci assai crudeli. Ma cerchiamo di andare oltre l’apparenza e capire che significato nascondono. I bambini non sono più così piccini, sanno arrangiarsi, sono cresciutelli ed ecco che il nucleo familiare diventa un luogo dove le loro necessità (rappresentate dal cibo) non possono più essere soddisfatte. I genitori hanno bisogno di ritrovare la loro dualità di coppia, che è quella che rimane quando i figli diventano grandi. I genitori devono fare un gesto estremo, abbandonare i figli nel bosco, per permettere loro di crescere. La storia di Hansel e Gretel è infatti tutta una grande iniziazione all’autonomia. Questo rito di abbandono nel bosco non è nuovo: i nativi americani per esempio, così come le tribù africane, portavano i bambini a una certa distanza da casa, li lasciavano soli e i piccoli avrebbero dovuto trovare il modo di cavarsela e tornare a casa. Chi ce la faceva tornava a casa non più come bambino, ma come uomo, rispettato per il percorso che aveva appena compiuto. Il bosco è dunque una immagine per simboleggiare il nostro mondo interiore, l’inconscio, dove ombre e mostri sono pronti ad azzannarci nella nostra immaginazione.


I bambini vagano per 3 giorni prima di trovare un rifugio. Il bosco è un luogo dove ci si perde, dove non si hanno punti di riferimento al buio, dove bisogna saper affrontare la propria parte selvaggia. Tre è un numero sacro che vediamo comparire parecchie volte nelle storie. Alla fine del loro girovagare senza meta, alla ricerca della vecchia casa ecco che i ragazzini si imbattono in una casa decisamente diversa: la casetta di marzapane. Il mondo esterno ci attrae con le sue lusinghe. È un mondo spesso crudele, ma che si nasconde dietro a una facciata dolcissima. Quanta attenzione dobbiamo imparare ad avere, ricordando che non è tutto oro ciò che luccica, così come al contrario in mezzo a cianfrusaglie potrebbe anche trovarsi qualcosa di prezioso. Il tema dell’illusione qua è chiaro. Illusione che viene dall’esterno o dall’interno, non importa. Ciò che conta è che rischiamo di farci fregare se non abbiamo prima compiuto la nostra iniziazione interiore, che ci permette di vedere le cose per come stanno. Qui il tramite che permette l’evoluzione è la strega cattiva.


La troviamo praticamente in ogni storia, la strega cattiva è un archetipo di tutte quelle paure illogiche e irrazionali. La paura che la strega ci scatena non è certo come quella, ad esempio, del lupo della favola di Cappuccetto Rosso: il lupo è una paura concreta, che può capitare, che possiamo toccare con mano. La strega invece è la rappresentante del mondo magico, inafferrabile. Con un inganno la strega attrae i bambini, dando loro proprio ciò che aveva causato il loro abbandono e la separazione dalla vecchia casa: il cibo. Ma il suo non è cibo necessario alla sopravvivenza, il suo è un cibo goloso, per niente salutare e ha lo scopo di ingrassare i bambini per poi mangiarseli.


Vorrei aprire una parentesi per parlare un pochino della strega... i fratelli Grimm non si sono inventati questa storia dal nulla, pare infatti che una strega in mezzo al bosco fosse esistita davvero... Siamo nel 1600 e la figlia di un pasticcere decise di trasferirsi in una isolata casetta in mezzo al bosco. Il suo nome era Katharina. La donna amava cucinare e dalla sua casa uscivano spesso prelibatezze come dolci e focacce. La donna fu accusata di stregoneria. Nei documenti ritrovati si narra, come nella favola, che la strega era sospettata di cucinare bambini per mangiarseli. E Hansel e Gretel? Sempre secondo i documenti ritrovati pare che i due, fratello e sorella, fossero dei pasticceri rivali. Hans era innamorato della donna e le chiese di sposarlo ma, dopo il suo rifiuto (ah, che bella donna indipendente questa Katharina!), assieme alla sorella la uccise gettandola in uno dei suoi forni e rubò la sua ricetta del pan pepato.


Ma torniamo alla nostra storia. Grazie all’ingegno i due bambini riescono a farla franca: Hansel infatti inganna la strega facendole toccare un ossicino invece che la sua mano. La strega infatti ha un olfatto sopraffino, ma una pessima vista. Anche questo dettaglio ci rimanda al mondo interiore dell’inconscio, dove la vista è un senso che manca, a favore della capacità di guardarsi dentro. Gretel dal canto suo riesce a far affacciare la strega nel forno e gettarla tra le fiamme. L’elemento fuoco in questa parte della storia è predominante: è l’iniziazione con il fuoco. Il fuoco è un elemento che rappresenta il coraggio, la forza, la determinazione e la sacralità. I bambini stanno compiendo il loro rito di passaggio. Il rito del fuoco non è cosa nuova, accadeva infatti sia presso i celti che i nativi americani, ad esempio, che i giovani venissero fatti passare attraverso fiamme e carboni ardenti: ne usciva un individuo maturo, forgiato.


Una volta battuta la strega (e quindi simbolicamente tutte le paure del mondo inconscio) i bambini trovano il suo tesoro (il diamante interiore). Ripartono così arricchiti verso casa, perchè hanno voglia di tornare al nucleo familiare dopo aver sperimentato il mondo. Ma manca ancora un passaggio: l’acqua. È attraverso l’acqua che i bambini ormai ragazzi possono essere purificati. Il buio del bosco interiore viene definitivamente spazzato via. Vengono accolti a casa con grande gioia e tutti possono partecipare alla loro trasformazione. Il rapporto coi genitori è cambiato, perchè ora è alla pari, tra due adulti ognuno con la propria ricchezza interiore.


SE AMI MOLTO QUESTA FIABA...


Se ami molto questa fiaba sei una persona che ha un grande bisogno di indipendenza, ma che a volte allo stesso tempo la teme. La favola insegna in modo chiaro che quando giunge il tempo bisogna lasciare il nostro nido sicuro, altrimenti ci penserà la vita a farlo e spesso lo fa in modi bruschi (l’abbandono dei genitori). Che siamo pronti o no, che lo vogliamo o no, tutti prima o poi dobbiamo affrontare il bosco buio. Probabilmente hai delle paure, più o meno consce, da dover affrontare. Possono sembrare paure esterne a noi, ma se scaviamo bene a fondo scopriamo che a metterci in gabbia e “cucinarci a puntino” siamo proprio noi stessi. Forse hai bisogno di passare del tempo in solitudine, lavorare col fuoco e con l’acqua per fare pulizia di un passato che rischia di limitarti.


IL FIORE DI BACH COLLEGATO ALLA STORIA


Il fiore di Bach di riferimento è Aspen, il pioppo. È il fiore che al minimo alito di vento trema tutto, simbolo delle paure inconsce, inspiegabili, inafferrabili. È il fiore delle persone molto sensibili, che sentono tutto a pelle. Questo sentire lascia però addosso un senso di apprensione, agitazione, paura appunto. Non capiamo da che parte arrivano le emozioni che sentiamo, non riusciamo a dar loro un volto, un nome ed ecco che diventano così enormi, autoalimentandosi. È la paura della paura. Quando dobbiamo affrontare il mondo inconscio non sappiamo che cosa ci aspetta, non siamo consapevoli di tutti gli scheletri che laggiù troveremo, ed è per questo che spesso partiamo prevenuti, intimoriti da questa profondità interiore.


Tuttavia tramite questo fiore riusciamo a sciogliere il nervosismo, placare la paura e prendere coraggio. È come un lumino acceso che ci mostra che in fin dei conti non è poi così buio, c’è un tesoro luminoso che ci aspetta. È questo il fiore della sensitività, molto spiccata nei bambini. Ideale infatti per gli incubi notturni.

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