top of page

C'ERA UNA VOLTA E C'E' ANCORA... CENERENTOLA


Continuiamo ad esplorare le storie più belle di sempre, con lo stupore e la curiosità dei bambini, ma con la consapevolezza simbolica degli adulti. Le storie hanno tanto da lasciarci, se sappiamo osservarle dal giusto punto di vista.


Se vuoi tenere con te tutti questi insegnamenti… non temere, alla fine del percorso che ho pensato potrai avere in regalo, gratis, un pratico ebook con tutto ciò che in questi mesi impareremo. Iscriviti alla newsletter per non perderti nessun regalo!


Ma veniamo a noi… Cenerentola. È la rivalsa di tutte le donne, è il sogno di tutte noi che aspettiamo l’arrivo della nostra fata madrina per trasformarci in bellissime principesse. Con un tocco di Magicabula zucche, topini, vestiti di stracci si trasformano in carrozze, sarti, abiti sontuosi e… magiche scarpine!


La storia, se non te la ricordi, la puoi leggere seguendo questo link: http://www.paroledautore.net/fiabe/classiche/perrault/cenerentolaperrault.htm (Perrault version)


GLI INSEGNAMENTI E LE INTERPRETAZIONI


Ciò che più di tutto salta agli occhi è la differenza tra la versione dei fratelli Grimm di questa storia, e la versione che invece propone la Disney (presa da Perrault). Non ci deve stupire, la Disney ha dovuto per forza di cose alleggerire certe pesantezze, eliminare il senso di vendetta e rivalsa e addolcire un pochino i toni, essendo rivolto a un pubblico di bambini. Tuttavia la versione dei fratelli Grimm ci apre il panorama a interpretazioni molto profonde, anche piuttosto forti, ma che rappresentano il vero fulcro della storia. Trovo che questa sia una favola molto contemporanea, nonostante sia passato molto tempo da quando ha avuto origine. Ma analizziamo punto per punto, dall’inizio.


La favola inizia con un padre, rimasto vedovo, che si risposa e parte subito per un viaggio. Alle tre figlie chiede cosa vogliono ricevere in dono: le due figlie acquisite dal secondo matrimonio chiedono abiti e gioielli, l’unica figlia biologica chiede invece un semplice rametto della prima pianta che avesse trovato sulla via del ritorno. Non è la prima volta che ci imbattiamo in questa dinamica: La Bella e la Bestia infatti ci ripropone praticamente la stessa scena. Il fulcro iniziale, dunque, è la figura paterna che si allontana, che viene meno, e la bambina-ragazza viene lasciata sola ad affrontare il mondo, con tutte le sue difficoltà. Se da un lato mostra come necessario questo passaggio tra l’infanzia e l’età adulta, dall’altra lo mostra nella sua accezione negativa, con un genitore che diventa assente. Al rientro il padre porta a Cenerentola un rametto di nocciolo. Il nocciolo è un albero associato alla purezza della saggezza interiore. Il padre torna alla figlia portandole il dono della maturità: la giovane infatti dopo la separazione non è più bambina.


Cenerentola vive in casa una situazione di sudditanza: la matrigna e le sorellastre infatti la utilizzano come schiava, le fanno indossare degli stracci ed è costretta a subire. Il padre in tutto ciò? La favola della Disney ripiega sulla sua morte, per alleggerire il suo carico, ma nella versione dei fratelli Grimm il padre è vivo e presente, semplicemente non ha sufficiente forza e coraggio per difendere la figlia. È vittima lui stesso della situazione in cui si è cacciato con le sue stesse mani. E lui, che dovrebbe rappresentare per Cenerentola una roccia e un porto sicuro, invece, non fa nulla. Figura genitoriale dunque che viene a mancare di forza e presenza, ancora una volta, come la partenza per il viaggio. C’è distanza tra i due personaggi, una distanza che lascia un vuoto profondo in entrambi, ma che dovrebbe essere l’adulto a colmare.


Arriva la famosa festa del principe, dove tutte le ragazze del regno sono invitate. È il momento di svolta per Cenerentola. Nella versione dei fratelli Grimm non troviamo una Fata Madrina dolce e buffa, la sua figura è sostituita da un uccellino che risiede sulla tomba della madre. È come se fosse dunque il suo spirito, la figura materna che manca in questa storia, e che rappresenta quel vuoto profondo. Questo uccellino dona a Cenerentola tutto ciò che chiede e fino a questo momento lei non si era mai approfittata di questa opportunità. Ma la festa del principe è una occasione importante: è l’incontro con l’altro sesso, ciò che manca a Cenerentola per finire la sua maturazione. La festa del principe dura per ben 3 giorni in questa versione della storia, e ogni notte Cenerentola gli sfugge. Nella favola Disney la scusa era l’orario imposto dalla fata madrina, ma nella versione Grimm non ci sono cause apparenti per questa sfuggevolezza di Cenerentola. Perché allora scappa? Cenerentola è cresciuta con una immagine maschile debole, che non l’ha difesa e non ha rappresentato per lei un punto di riferimento. E qui col principe emergono le conseguenze di questa assenza paterna: Cenerentola non si fida degli uomini. Tuttavia il principe non demorde e la sua tenacia viene premiata: all’ultima notte riesce a prendere una scarpetta della misteriosa dama che fugge da lui.


Arrivato il principe alla casa di Cenerentola sono le sue sorellastre a misurare per prime la scarpetta. La misurano in privato, non sotto gli occhi del principe, e non riuscendo a calzarla la madre taglia a una un dito e all’altra il calcagno. Ambizione è un’altra parola chiave che emerge da questa storia. Una madre che attraverso le figlie punta così in alto da non pensarci nemmeno a sacrificare parti di loro pur di arrivare al suo scopo. E le figlie, in un certo senso vittime anche loro, glielo lasciano fare, convinte di avere la stessa ambizione della madre. Per ben due volte il principe si lascia ingannare e parte a cavallo con la dama sbagliata. Fortunatamente gli uccellini della tomba, gli unici a rappresentare un po’ di saggezza (risiedono infatti sull’albero di nocciolo piantato da Cenerentola) avvisano in tempo l’ingenuo principe. Alla terza volta (di nuovo torna il numero 3) finalmente il principe porta Cenerentola al suo castello, per renderla sua sposa.


Al matrimonio finale accade un altro fatto importante, che lascia il finale della favola un po’ cruento: le due sorellastre si mettono ai lati di Cenerentola, cercando di ingraziarsela, ma gli uccellini cavano loro gli occhi, lasciandole cieche. Loro non potranno vedere la gioia e la felicità di Cenerentola. Tuttavia in questa parte emerge il senso di rivalsa di Cenerentola, ma nella sua versione negativa: la vendetta crudele. Cenerentola emerge in tutta la sua disperazione: è una donna sola, non tutelata da nessuno, che si trova schiava e vittima all’interno del nucleo familiare. Sopporta senza fiatare, ma dentro cova un rancore forte, un senso di ribellione che alla fine sfocia nella cattiveria. È la rappresentazione delle persone buone, che subiscono senza opporsi, ma che quando esplodono sono incontrollabili. Un tema che non è così lontano dalle tante note di cronaca che sentiamo ogni giorno in fin dei conti. Il tema dell’importanza di Amarsi, per poter Amare e Farsi Amare.


SE AMI MOLTO QUESTA FIABA...


Se ami molto questa fiaba sei una donna che probabilmente ha dentro un certo senso di vuoto. Potresti aver subito nella tua vita un lutto, una perdita o separazione importante che ti ha lasciata il segno. Questa situazione ti ha fatto maturare in fretta, hai dovuto crescere e raffrontarti con i dolori e le sfide della vita. Sei una persona dolce, buona e piena di amore verso il prossimo. Spesso hai difficoltà a dire di no, e non esiti a metterti da parte per il bene di chi ti circonda. La famiglia per te viene prima di ogni altra cosa, prima di te stessa. Ogni tanto ti fermi e ti capita di pensare a quanto ti piacerebbe magari prenderti più cura di te, dedicarti più tempo... ma sono attimi fuggevoli, quasi dei sogni inafferrabili, perchè il senso del dovere che hai e la responsabilità che senti sono più forti. Potresti essere, in un certo senso, una donna oppressa. Attenzione, non ci riferiamo solo a casi di violenza domestica, vittime di padri-mariti. Il senso di oppressione può essere anche verso i figli, nel lavoro, nelle amicizie e così via... o potrebbe trattarsi di specifiche situazioni che ci fanno sentire schiacciati, imprigionati. Manca un pochino di autostima, non hai ben forte dentro di te il senso del valore che hai, non hai fiducia in te e nelle tue capacità. Sei una persona generalmente tranquilla, ma che quando si arrabbia o accumula troppo rischia di avere degli accessi d’ira inaspettati.


IL FIORE DI BACH COLLEGATO ALLA STORIA


Il fiore di Bach di riferimento è Centuary. Un fiorellino che tende a nascondersi, per poi ogni tanto spiccare in alto emergendo fra tutti. Indica una persona tranquilla, gentile, ansiosa di aiutare gli altri e di poter essere di aiuto. Molto responsabili, sanno farsi carico dei pesi, anche altrui. Sono persone un po’ insicure, che non credono molto in se stesse e con una scarsa volontà. Sono persone che si sacrificano con il sorriso sulle labbra e sono soprattutto le donne a presentare queste caratteristiche. Chi ha bisogno di questo fiore si sente amato solo quando può essere di aiuto agli altri e in questo trova il suo scopo di vita. Il rischio è quello di esaurirsi per gli altri e diventare un estraneo per se stessi.


Il fiore aiuta a collaborare con gli altri senza però esserne strumentalizzati, rafforza la personalità portando maggiore sicurezza, fiducia e soprattutto rispetto per sè. In una parola, Amore. Un fiore che possiamo assumere quando abbiamo bisogno di forza per poter esprimere il nostro punto di vista, quando ci sentiamo chiusi in una situazione soffocante e abbiamo bisogno di uscirne. Quando notiamo di avere con gli altri rapporti non del tutto equilibrati.

Post in evidenza
Post recenti
Archivio
Cerca per tag
Seguici
  • Facebook Basic Square
  • Twitter Basic Square
  • Google+ Basic Square
bottom of page